È stato lungo il tempo dell’attesa!

È stato lungo il tempo dell’attesa!

Ça fait longtemps que… nous attendons! di Anna Rüdeberg Pompei

13 febbraio 2011. Molte e molti di noi, da anni attendevano questo momento. Un momento di presa di coscienza vera, che faccia inderogabilmente leva su un diritto fondamentale che è quello di esprimere liberamente e coralmente nei confronti del mondo ed a gran voce che senza misure serie profonde e condivise nei confronti della Donna, misure integrate in tutti i campi della nostra società, il degrado della Polis sociale e della Democrazia civile in Italia non sarà arrestabile ed i danni a lungo termine saranno incalcolabili. Al giorno d’oggi le sofferenze diuturne nello spirito, nella mente, nell’intelligenza e nel corpo della donna sono chiaramente più flagranti che quelle subite dall’uomo sia nel nostro mondo occidentale che a livello planetario.

“Se non ora quando cambiare? Sopruso civile, abuso economico ed uso del corpo femminile senza la protezione, non dico del buon senso, né dei valori cristiani ma neanche del “diritto di copyright” sono dei disvalori non mi sono stati insegnati e mi domando molto serenamente se sono veramente garanti della nostra dignità italiana o di quella della nostra Repubblica?

Quando finirà questa ingiustizia così palese e plateale?
Non credo che sia necessario di cambiare qualcosa alla Costituzione Italiana, dobbiamo cambiare qualcosa nelle nostre intelligenze!

Se non ora quando invertire la rotta? Nel mondo occidentale, gli ultimi 30 anni di consumismo e welfare hanno iniettato in modo subdolo una sicurezza tanto superficiale quanto virtuale, e come una malattia infettiva hanno infiltrato tutta la nostra società contemporanea , ma in particolare quella del mondo italiano. Il mondo mediatico in Italia ha poi finito di perfezionarne il percorso patologico: è riuscito a farci perdere di vista i criteri cristiani ed i valori culturali, nostri, quelli, davvero, più caratteristici.

Abbiamo perso di vista la “nostra materia prima” più preziosa, fatta di Storia, Arte e di Cultura. Sono versi di Dante, quelli che ci hanno insegnato che: “… fatti non fummo per viver come bestie, ma per seguire virtute e conoscenza…” o mi sbaglio”? Al tempo di Dante, 700-800 anni or sono, la donna non veniva così umiliata, anzi! E non solo la Donna, ma anche la nostra “materia prima” viene vituperata, “una materia prima” che corrisponde ai 2/3 del patrimonio culturale e artistico mondiale, creato per merito di uomini e donne del passato che ci hanno fanno diventare italiane e italiani, e che non certo per merito nostro si trova in Italia, ma di diritto ci è stata infatti affidata! Una “materia prima” invidiata da tutti gli stati del globo terrestre!

L’abbiamo sistematicamente dimenticata assieme a tutti i criteri della tradizione nostra cristiana fatta di solidarietà, tolleranza ed ospitalità. Il fatto che donne vengano a rendere pubblicamente palese di essere contro l’orrendo “trend”, di uso ed abuso del corpo e dell’intelligenza femminile, dovuto a vicende che offendono la dignità intellettuale e civile di ogni essere italiano o non consapevole della propria italianità, assume l’aspetto di un atto coerente e indispensabile. Un atto che finalmente, per motivi ignominiosi quanto tragici, ha avuto il permesso di esprimersi. È venuto il momento di esprimere con tutte le forze e con tutti i mezzi il nostro raccapriccio, la nostra posizione antitetica, e dissociata da questo “trend”. Tutto ciò che offende la donna,non deve continuare a sabotare la dignità ed i meriti faticosamente conquistati dalle donne nel mondo del lavoro e nella maggioranza silenziosa italiana, a scapito delle nostre prossime generazioni.

Dobbiamo essere determinate e determinati a non permettere né a noi donne né ad un paese come l’Italia di perdere ogni dignità e di andare contro la Costituzione della nostra Repubblica che da più 60 anni protegge legalmente le Pari Opportunità di Genere e discriminati, di andare contro le disposizioni dell’Unione Europea, di andare contro le nostre radici cristiane.

Una insostituibile ed indispensabile presa di coscienza è dunque iniziata il 13 febbraio 2011 con il motto “Quando se non ora ?” Essa è condotta da donne e uomini che, in modo spero irreversibile e profondamente serio, hanno avuto il coraggio di testimoniarla.

Tale presa di coscienza concreta e tangibile non vuole rivolgersi unicamente a noi donne ed agli uomini, ma anche e soprattutto al futuro di tutte quelle bambine, quei bambini e quei giovani che vedono esaltati quali strumenti di vita e di crescita personale, strategie che per definizione vanno contro la natura dell’essere umano.

Tali strategie sono quelle che privilegiano la “compra-vendita di ogni gesto”, “le scorciatoie nepotistiche e mercificate” e non quelle del lavoro, dello studio e dei meriti conquistati, né quelle del sacrificio e della rinuncia! Qualità queste che comunque sono state alla base del rinnovamento voluto e realizzato da italiane ed italiani 150 anni fa costruendo, nel bene e nel male, l’Unità della nostra Italia.

Dr. Anna Rüdeberg Pompei
Consigliere Cgie per la Svizzera