100 anni :: Giornata della donna :: 8 marzo

100 anni :: Giornata della donna :: 8 marzo

Il nuovo volto della migrazione: il fenomeno al femminile – di Angela Maria Carlucci

La migrazione è una parte dei fenomeni sorprendenti delle società moderne. In un mondo globalizzato, questi fenomeni continuano a crescere e diventare sempre più diversificati e complessi. Oltre 200 milioni di persone vivono al di fuori del loro paese d’origine, hanno lasciato volontariamente o sotto costrizione, e il loro numero è in costante aumento. Quasi la metà dei migranti nel mondo sono donne, e per questo motivo, negli ultimi anni, la femminizzazione della migrazione è stata spesso tematizzata. In alcuni Stati, la quota di donne supera addirittura il 50%.

In occasione dei 100 anni della Giornata internazionale della donna, 29 anni di parità nella Costituzione federale, 14 anni di parità nella Legge sulla parità dei sessi in Svizzera, le donne (e gli uomini sostenitori) si danno appuntamento il 13 marzo 2010 a Berna per ribadire che c’è ancora molto da fare rendere la nostra società veramente equa ed inclusiva.

La migrazione è un fenomeno globale che si manifesta in forma di migrazioni transnazionali e migrazioni interne. Nel 2005, le Nazioni Unite (International Migration Stock 2008) quantificavano 195 milioni i migranti di tutto il mondo, di cui 64 milioni in Europa. Per l’anno 2010, si presumono circa 214 milioni di migranti in tutto il mondo, circa 70 milioni in Europa. Ciò significa che il 3% della popolazione mondiale vive al di fuori del paese di origine. Tutte queste persone hanno lasciato la loro patria da

soli o con i loro famigliari, di loro spontanea volontà o sotto costrizione, con o senza speranza di ritorno. Sono rifugiati o in cerca di migliori condizioni di lavoro e di vita che seguono i loro mariti o le loro mogli, oppure nel tentativo di acquisire qualifiche professionali all’estero. Le donne costituiscono quasi la metà della popolazione migrante. Nel 2007, la loro percentuale è salita al 49,6% ed è rimasta in sostanza invariata fino ad oggi (United Nations Population Division: dati sulla migrazione femminile dal 1998, raccolti nei censimenti nazionali).

La femminizzazione delle migrazioni internazionali

Nonostante la stabilità sorprendente delle relazioni di genere nel corso degli ultimi 20 anni, nei recenti dibattiti sulla migrazione spesso si parla della femminizzazione della migrazione. Questa definizione fa intendere che la quota di donne migranti è in aumento. Certamente, a partire dal 1970, la quota di donne migranti in molte parti del mondo è cresciuta: dal 46,6% nel 1960 a circa il 49% alla fine del millennio.

La femminizzazione della migrazione è una realtà dal punto di vista statistico, ma non si verifica in tutto il mondo nella stessa misura. I flussi migratori variano, a seconda delle condizioni politiche, economiche e sociali del paese di origine e del paese di destinazione. Determinanti per la migrazione maschile o femminile sono inoltre le condizioni strutturali del mercato del lavoro globale e la ripartizione internazionale del lavoro, come anche le relazioni tra le regioni e i paesi interessati, e le qualifiche richieste.

La situazione dei migranti in Svizzera

Secondo le statistiche dell’Ufficio federale della migrazione, gli stranieri in Svizzera nel 2008 sono 1,77 milioni di persone su una popolazione totale di 7,8 milioni. Ciò corrisponde ad una quota del 22,7%. Per la Svizzera, le Nazioni Unite presumono un aumento del numero di stranieri a 1,8 milioni nel 2010 (International Migrant Stock 2008).

La quota di donne tra la popolazione straniera in Svizzera era del 47% nel 2007 (UST), al di sotto della media europea. Oggi, in Svizzera vivono più uomini che donne straniere. Le ultime cifre annuali sulla migrazione, pubblicate dall’Ufficio federale di statistica, ne danno conferma: nel 2008 i migranti erano complessivamente 157‘271; le donne erano 71’367, che corrisponde ad una quota del 45%.

Motivazioni diverse per la migrazione

Negli ultimi due decenni assistiamo ad un cambiamento paradigmatico per quel che riguarda il motivo per la migrazione. Mentre durante il 1990 il ricongiungimento familiare rappresentava il 60% delle ragioni per la migrazione, nel 2007 la cifra era di poco più del 30%. Sempre nel 2007, la migrazione verso la Svizzera è stata motivata principalmente dal perseguimento di un’attività lucrativa. Diversa si presenta la situazione delle donne, che per la maggior parte, cioè nel 44% dei casi, si sono trasferite in Svizzera nel quadro del ricongiungimento familiare. Il 35% nel 2007 giunge in Svizzera per svolgere una attività professionale e circa l’11% ha indicato la formazione professionale e continua come motivo d’ingresso (UST).

Settori professionali e formazione professionale delle donne migranti

La maggior parte delle donne migranti sono occupate nel settore dei servizi. Nel 2008, 72,7% dei dipendenti lavorava nel settore dei servizi, tra cui il 38,5% di donne. Nel 1991, 8,9% di tutte le donne impiegate nel settore dei servizi erano migranti, percentuale aumentata al 10,8% nel 2008. Analogamente al contesto internazionale, in Svizzera la maggior parte dei dipendenti migranti sono attivi nel settore dei servizi alla persona e nella ristorazione. Da alcuni anni, un quarto delle dipendenti in questo settore è rappresentato da donne migranti. La loro quota nella categoria delle “professioni sanitarie, nell’istruzione e nella ricerca scientifica” è poco più del 10% e in aumento.

Se si prende in esame la più alta qualifica conseguita dalle donne con background migratorio, ne risulta che il 28% delle migranti occupate sono laureate o con titolo di formazione professionale. Tra le donne svizzere, materia di occupazione, la quota è del 24. La percentuale dei migranti tra i lavoratori dipendenti con un titolo di studio accademico è del 33%. Tra le donne migranti che svolgono un lavoro altamente qualificato o di dirigenza, la percentuale è soltanto del 6,8. In comparazione, almeno il 30% delle donne svizzere ricopre un ruolo dirigenziale, e il 36% lavora nell’ambito accademico.

La situazione politico-sociale delle migranti in Svizzera

Dallo studio della CFM si evince che la situazione di donne che non hanno passaporto svizzero è paragonabile a quella delle donne svizzere, anche se in numerosi casi i migranti vivono in condizioni peggiori e più difficili. Tuttavia, le donne migranti non sono affatto tutte povere, madri di bambini piccoli incolte, senza familiarità con la lingua del posto o che lavorano in situazioni precarie. Alcuni migranti sono molto qualificati, parlano diverse lingue, occupano posizioni di alto livello oppure sono imprenditori. La diversità delle condizioni di vita dei migranti deve tradursi in politiche e misure di integrazione. Pertanto, è necessario sviluppare offerte di formazione per i migranti con buone qualifiche, e semplificare il riconoscimento dei diplomi. Per migliorare la situazione giuridica delle donne migranti, bisogna rivedere o esaminare alcune procedure, in particolare: il diritto di soggiorno staccato dallo stato civile; il diritto ad un permesso di soggiorno per le vittime di violenza domestica, di matrimoni forzati o del traffico di donne, indipendentemente dalla loro disponibilità a testimoniare in un procedimento penale.

Prospettiva sociale: No alle pratiche discriminatorie delle donne migranti ed autoctone

Conflitti sui valori e le tradizioni della nostra società sono spesso descritti usando l’esempio di alcuni gruppi di popolazione. Il migrante è particolarmente visto come una vittima della comunità patriarcale di origine. Pratiche di discriminazione contro le donne risultanti da alcuni gruppi di migranti o di comunità religiose, al loro interno legittimati dalla tradizione e da precetti religiosi sono riprovevoli e vanno combattute. Bisogna tener presente che temi della parità tra donne e uomini deve applicarsi a tutta la popolazione svizzera. Mettere l’accento sulle pratiche di discriminazione contro le donne da parte di membri di alcune comunità religiose o migranti, oscura troppo il fatto che c’è ancora molto da fare in termini di parità di genere per le donne in Svizzera – per esempio sulla retribuzione – e che persistono anche concezioni tradizionali dei ruoli di genere all’interno della popolazione svizzera. La parità tra uomini e donne va affrontata evitando di stigmatizzare le diverse comunità migranti o comunità religiose, ma piuttosto, evidenziando le legittime richieste di donne in una prospettiva sociale complessiva.

L’analisi dell’attuale rilevazione svizzera della struttura dei salari (RSS) dimostra, che la differenza dei salari tra uomini e donne è aumentata nuovamente:

RSS 2006: Le donne guadagnano il 18,9% in meno degli uomini

RSS 2008: Le donne guadagnano il 19,3% in meno degli uomini

Pertanto, l’adeguamento che già avanza a passo di lumaca, ha subito una grave battuta d’arresto, contro la quale noi donne dobbiamo lottare con determinazione.
Verificate subito, se il Vostro salario è più o meno soggeto a discriminazione salariale.

La calcolatrice dei salari dell’Ufficio federale di statistica Vi aiuta a determinarlo.

Dr. Angela M. Carlucci
Presidente ADISPO

Links utili:
Marcia mondiale delle donne Svizzera
Marcia mondiale delle donne Internazionale
Logib: Test per il controllo della parità salariale nell’impresa
Dialogo sulla parità salariale