Una strategia per i giovani :: lavoro e formazione nell’UE

Una strategia per i giovani :: lavoro e formazione nell’UE

La crisi sta colpendo soprattutto i giovani, che hanno difficoltà a trovare il primo impiego e a mantenere il lavoro perché si trovano in prevalenza in situazioni lavorative temporanee e precarie. I giovani sono la parte più viva e dinamica della società, se la gioventù non è felice e ottimista la società rischia di collassare. La disoccupazione fra i minori di 25 anni raggiunge nell’Ue il 21,4%, cioè il doppio rispetto alla media della popolazione, e dalle previsioni non giungono dati incoraggianti: i tassi di disoccupazione sembrano destinati ad aumentare. Spesso, anche le persone qualificate non riescono a trovare lavoro, o si accontentano di un impiego che non corrisponde alla loro formazione.

La disoccupazione giovanile non è a costo zero: È la società che si fa carico degli effetti negativi provocati dall’esclusione del mondo del lavoro di fette ampie della popolazione. Per affrontare tutti questi problemi che riguardano il rapporto tra giovani e lavoro, la proposta dell’Europarlamento ritiene necessaria una «politica europea per i giovani, integrata e coerente, che ad oggi non esiste». I governi devono dunque assumersi la responsabilità principale, mentre è importante un coordinamento tra Stati che include lo scambio di buone pratiche, un’attenzione più marcata per l’educazione, e un approccio trans-settoriale.

Servono azioni intersettoriali
Sottolineando che la crisi economica mondiale sta avendo un forte impatto sui giovani e che, di conseguenza, essa dovrebbe avere una netta incidenza sulle priorità nei vari campi d’azione, l’Europarlamento ritiene che ciò vada fatto attraverso l’individuazione di un ventaglio di misure di accompagnamento della strategia di uscita dalla crisi in ambito sociale, e che si debba rivolgere un’attenzione specifica alla revisione degli ammortizzatori sociali e dei sistemi di previdenza.
I giovani devono essere considerati «un gruppo prioritario nella visione sociale dell’Ue» osserva il Parlamento europeo, che invita gli Stati membri a «identificare i collegamenti intersettoriali» tra le politiche della gioventù e quelle in materia di istruzione, formazione, occupazione, cultura e altre politiche, sottolineando inoltre l’esigenza di forti legami tra le politiche della gioventù e dell’infanzia.

Istruzione informale e formazione professionale
Deve essere intensificata l’interazione tra i lati del “triangolo della conoscenza” (istruzione, ricerca, innovazione) quale elemento chiave per la crescita e la creazione di posti di lavoro, sottolinea l’Europarlamento che raccomanda vivamente la promozione di criteri comuni per un maggior riconoscimento reciproco dell’istruzione informale e della formazione professionale, ad esempio accelerando l’adozione del sistema del Quadro europeo delle qualifiche (Eqf) per il riconoscimento delle qualifiche, la trasparenza e la validazione delle competenze.
I Paesi dell’Ue sono invitati a intraprendere iniziative per investire nelle competenze adatte per i lavori richiesti e a collegare i programmi di studio alle esigenze del mercato del lavoro, a regolamentare la formazione professionale a breve termine e a utilizzare la validazione delle competenze e il riconoscimento delle qualifiche. Secondo il Parlamento europeo è altresì importante sviluppare percorsi adeguati per consentire a chi ha abbandonato il sistema d’istruzione di reinserirsi e a chi ha frequentato corsi di formazione professionale di disporre di percorsi adeguati per accedere a livelli di istruzione superiore; devono essere intraprese azioni che offrano programmi mirati ai giovani che sono rimasti indietro o che hanno abbandonato presto la scuola a causa di circostanze difficili o scelte errate, mentre a tutti i giovani deve essere garantito l’accesso a forme di orientamento e di consulenza sul passaggio dal mondo della scuola al lavoro.

Occupazione e indipendenza
Preoccupato per il crescente numero di giovani disoccupati, sottoccupati e precari, l’Europarlamento «sostiene con forza» l’invito di garantire una prospettiva giovanile nelle strategie di Lisbona dopo il 2010 e Europa 2020 e di sostenere il proseguimento delle iniziative in linea con gli obiettivi complessivi del Patto europeo per la gioventù. Gli Stati membri sono invitati a «intraprendere azioni per contrastare l’insicurezza del lavoro e le condizioni lavorative inadeguate che i giovani sperimentano nel mondo del lavoro e per sostenere attivamente la riconciliazione del mondo del lavoro e della vita personale e familiare».
Ai governi dell’Ue è chiesto di esplorare e sviluppare strategie per trattenere i giovani nei Paesi e nelle regioni con una forte tendenza all’emigrazione, «che assume aspetti diversi quali la fuga dei cervelli, l’utilizzo dei giovani per colmare una carenza di competenze e il lavoro sottopagato, flessibile, non qualificato e spesso stagionale». È proposta la promozione di una cultura imprenditoriale tra i giovani», sostenendo a tale scopo lo sviluppo di strutture e reti europee e incoraggiando i giovani a optare per il lavoro autonomo e a ricorrere agli strumenti del microcredito e della micro finanza. È richiamata l’attenzione anche sull’esigenza di elaborare politiche intese a conciliare la vita lavorativa con la vita privata, mentre si considera necessario «garantire che i giovani dispongano di un reddito sufficiente che consenta loro di prendere decisioni in modo indipendente, compresa la decisione di creare una famiglia».

http://www.europarl.europa.eu

Garantire lavoro e formazione ai giovani nell’UE

La commissione per l’Occupazione e gli Affari sociali del Parlamento europeo ha proposto di garantire il diritto al lavoro e alla formazione ai giovani europei, al fine di tutelare tutti i giovani disoccupati da oltre 6 mesi permettendo loro di accedere a un reddito dignitoso e a tirocini di buona qualità.

La crisi economica in atto, infatti, ha colpito soprattutto i giovani e la disoccupazione giovanile è aumentata più rapidamente del tasso medio: alla fine del 2009 oltre un quinto dei giovani con meno di 25 anni, cioè circa 5,5 milioni, era disoccupato nell’Ue, con punte però molto più elevate in alcuni Stati membri e in alcune regioni europee. Si tratta di una situazione altamente preoccupante per il futuro sociale ed economico dell’Ue, per questo la commissione europarlamentare propone che il Consiglio e la Commissione europei elaborino una forma di garanzia per la gioventù europea che assicuri a tutti i giovani dell’Ue il diritto al lavoro, un apprendistato, un’ulteriore formazione o un lavoro combinato con la formazione, quando la loro esclusione dal mercato del lavoro si prolunga per oltre sei mesi.

Gli eurodeputati invitano inoltre gli Stati membri a garantire ai giovani un reddito dignitoso in modo che possano essere finanziariamente indipendenti. Secondo la commissione Occupazione e Affari sociali del Parlamento europeo, alcune legislazioni nazionali possono essere considerate addirittura «discriminatorie» nei confronti dei giovani. È quanto avviene ad esempio nel Regno Unito, dove il salario minimo è inferiore per i giovani; o in Francia, dove esistono limiti per i giovani in merito all’accesso al reddito di solidarietà attiva; o, ancora, in Danimarca, dove si rileva una riduzione delle prestazioni di disoccupazione per i giovani.

La commissione dell’Europarlamento ha denunciato anche il problema della qualità dei tirocini, che devono essere parte integrante del sistema educativo e non invece sostituire posti di lavoro. Gli eurodeputati hanno quindi invitato la Commissione e il Consiglio a definire una “Carta europea di qualità” in materia di tirocini per garantire il loro valore educativo ed evitare lo sfruttamento dei giovani. Questa Carta dovrebbe stabilire i limiti di tempo per gli stage presso le aziende, prevedere indennità minime calcolate in base al costo della vita del luogo in cui il tirocinio si svolge e garantire delle prestazioni previdenziali ai giovani tirocinanti.

Buoni risultati dal programma Gioventù in azione

Secondo un’indagine della Commissione Europea, il 95% dei giovani partecipanti a progetti sostenuti dal programma dell’Ue “Gioventù in azione” ha migliorato le proprie abilità linguistiche e il 66% ritiene che l’esperienza abbia anche aumentato le opportunità di trovare lavoro. L’indagine, condotta all’inizio del 2010 in tutti gli Stati membri tra 4550 giovani, operatori giovanili e organizzazioni giovanili partecipanti a progetti transnazionali, evidenzia come il finanziamento europeo di progetti per i giovani abbia un impatto positivo sui partecipanti.

Tra i principali risultati emersi nel sondaggio effettuato sui giovani che hanno preso parte a progetti internazionali, ad esempio, il 95% ritiene di aver imparato a meglio comunicare con persone che parlano un’altra lingua; l’86% ritiene di aver imparato come realizzare qualcosa nell’interesse della collettività o della società; il 77% ha imparato come riconoscere le opportunità per il proprio futuro personale o professionale; il 92% afferma che questi progetti l’hanno reso più ricettivo al multiculturalismo in Europa; il 66% ritiene di avere migliori opportunità di lavoro grazie all’esperienza maturata in corso di progetto. Inoltre, dato particolarmente significativo, il 60% ha votato alle elezioni del Parlamento Europeo svoltesi nel 2009 rispetto a una media del 29% relativa a tutti i giovani europei.

Per quanto riguarda gli operatori giovanili coinvolti in progetti internazionali, invece, il 95% ritiene che presterà maggiore attenzione ad includere una dimensione internazionale nel proprio operato, mentre l’88% ritiene di aver acquisito abilità e conoscenze che non avrebbe potuto maturare tramite progetti organizzati a livello nazionale. Tra le organizzazioni giovanili partecipanti ai progetti, poi, il 92% ha risposto affermativamente alla domanda se la partecipazione a un progetto abbia migliorato le abilità in materia di gestione di progetti, mentre il 94% ritiene che ciò sia servito a meglio apprezzare la diversità culturale.

Infine, alla richiesta se essi abbiano partecipato a una nuova iniziativa internazionale europea dopo la conclusione del loro progetto o se intendono parteciparvi in futuro, l’83% dei giovani partecipanti, il 96% degli operatori giovanili e il 97% delle organizzazioni giovanili ha risposto positivamente. Va ricordato che, con un bilancio annuo complessivo di circa 140 milioni di euro, Gioventù in azione (2007-2013) sostiene annualmente oltre 7000 progetti che coinvolgono più di 130.000 partecipanti.

http://ec.europa.eu/youth/index_en.htm

Dr. Angela M. Carlucci
Presidente adispo