Spunti di riflessione di Franco Plutino
In un villaggio della Cina meridionale, Pumei, è stato individuato un linguaggio unico al mondo, il nushu, parlato e scritto soltanto da donne e incomprensibile ai maschi. Questo linguaggio veniva tramandato da secoli da madre in figlia, cantato nelle stanze di casa, messo su testo e dato in dono nuziale alle spose, tre giorni dopo le nozze. La notizia, riportata dal Washington Post, mi fa pensare …
a due cose, una positiva e una negativa:
– da un lato è drammatico che le donne debbano ricorrere ad un linguaggio esclusivo per potersi esprimere liberamente, in una società che le considera emarginate e minorate (nelle campagne cinesi ? ma non solo ? è ancora oggi frequente il caso di considerare una sfortuna la nascita di una bambina). Il ricorso ad una lingua tutta al femminile è il segno di un isolamento, simile all?autismo, è un?autodifesa che fa rinchiudere a riccio: quasi un mondo alternativo.
– dall?altra parte questo fenomeno denota la capacità di ritrovare una propria fierezza e autonomia da parte di chi è emarginato. Un linguaggio che è diventato vessillo di dignità, un fremito di coraggio, una forma di ribellione pacifica all?umiliazione, un?espressione di libertà e di tutela della propria identità e intimità ed il loro diritto di esclusiva.
La storia dell?umanità ci parla continuamente della sistematica imposizione del silenzio a cui i maschi hanno votato le donne che pure essi volevano accanto. Un silenzio fatto di umiliazione e marginalità, mentre l?uomo era ? e lo è ancora in buona parte ? artefice della politica, della società e della cultura. Se pensiamo a santa Teresa d?Avila, la grande mistica spagnola (e noi di solito pensiamo alla vita mistica come ad una vita di accettazione e di rinuncia, di ubbidienza totale nei fatti e perfino nei pensieri?) Santa Teresa pregava così:
Signore, quando peregrinavi quaggiù, non aborrivi le donne, anzi, le favorivi con benevolenza e in loro trovavi tanto amore e maggior fede che negli uomini. Perché allora non dovremmo noi donne riuscire a fare qualcosa di valido per te in pubblico? Perché non dovremmo osare di dire apertamente alcune verità che piangiamo in segreto? Perché tu non dovresti esaudirci quando ti rivolgiamo una giusta richiesta? Tu sei giudice giusto e non fai come i giudici del mondo, tutti uomini, per i quali non esiste virtù di donna che non ritengano sospetta?.
E poi concludeva: O Signore, dovrà pur venire il giorno in cui tutti vengano riconosciuti solo per quello che valgono!?
Albert Jacquard, nella sua opera ?Elogio della differenza? punta l?accento sulla diversità che è fonte di ricchezza. È infatti triste un mondo monocorde; ma chi è pieno di paure o di egoismo, spesso non riesce a stare tranquillo quando vede l?altro, il diverso da sé, ed allora lo rifugge o lo combatte. Tutto questo è accaduto ed accade, certo, con le donne, spesso imprigionate nelle loro potenzialità creative da uomini desiderosi di tutelare il loro primato.
La lotta per il dominio e il posto di comando è durata ben poco nella storia dell?umanità: la forza, la violenza, l?esercizio strumentale della ragione hanno portano l?uomo a tenere la donna in condizioni di subalternità, spesso quale proprietà, spesso quale puro oggetto? Una umanità ?monocorde?, impoverita, dal percorso tortuoso e complesso, costellato da violenza esplicita o insita subdolamente anche nell?esercizio della giustizia, nella politica, nella religione, dove le donne non hanno mai avuto il posto che la dignità umana richiedeva, le donne fino a poco tempo fa quasi non sapevano di esistere?
Come il bambino cerca di cogliere nello sguardo della madre non soltanto la disponibilità a nutrirlo e consolarlo, ma anche la conferma della sua esistenza, la donna ha cercato per millenni quello sguardo per sé, lo sguardo che le confermava di esistere, di valere, di contare.
Ci sono state certamente tante donne che in settori – e con percorsi e modi differenti -hanno conquistato ruoli di grande rilievo, di norma occupati soltanto da uomini? ma l?eccezione conferma la regola.
Oggi si è giunti, almeno nei paesi ad alto livello di benessere (e non soltanto), ad una svolta epocale, irreversibile, imprevedibile: la liberalizzazione della donna ha raggiunto livelli ormai diffusi, dove il processo di presa di coscienza, di rivolta pragmatica, di decisa programmazione della propria esistenza, ha preso il volo e sta bruciando le tappe.
La donna oggi, sempre di più, decide lei, sceglie. È l?inizio di una grande conquista, in parte frutto delle lotte portate avanti per un secolo dalle donne, in parte frutto del caso, e forse anche una conseguenza della scienza (pensiamo alla rivoluzione portata dalla pillola anticoncezionale, alla caduta di molti tabù nella religione, nel sesso, nell?accesso all?istruzione, alla politica, al settore delle scienze e della ricerca?).
È un processo inarrestabile che, seppure ancora lontano dall?essere considerato concluso, ha comunque acquistato un?accelerazione notevole. Finalmente in tutta la società dei paesi più evoluti aumenta la consapevolezza che l?empasse sociale e politico che viviamo non può essere superato senza il contributo delle donne in ogni settore decisionale, specialmente nella riorganizzazione e nella gestione di una società a dimensione umana che permetta di sperare un futuro più equilibrato e vivibile per tutti.
Le pari opportunità dovranno giungere presto. Donne e uomini le raccoglieremo come mele mature. Bisogna ancora coltivare questa pianta e bisogna farlo tutti i insieme, consapevoli che ? verrà un giorno in cui tutti verranno riconosciuti per quello che valgono.
La storia umana è un procedere a zig-zag. È un’andatura necessaria se scaturisce dalla dialettica e dall?esercizio della democrazia; tuttavia i tempi e la strada si allungano e, se le esagerazioni e i massimalismi hanno il sopravvento, l?avanzamento è ancora più rallentato.
In questo procedere non meravigliamoci né delle stranezze che entrano a far parte della storia, né delle contraddizioni che la abitano, come il fatto che le conquiste per i lavoratori siano spesso dovute a borghesi professori (Karl Marx?) o fantasiosi impresari (Frederick Engels..), che i santi più santi siano stati scoperti dalla Chiesa soltanto dopo morti e che, purtroppo, molte donne, cittadine comuni o con importanti ruoli nella società, ancora oggi votano contro iniziative o proposte di legge in favore delle pari opportunità e per i diritti delle donne stesse.
Senza sorprendersi né demoralizzarsi, le donne devono prendere atto dell?importanza dello strumento del voto e delle potenzialità che deriva dall?essere maggioranza reale.
Bisogna insieme continuare a lottare per una società più giusta ed equilibrata, dove le pari opportunità siano talmente normali che non ci sarà più bisogno di parlarne.
Una società più umana, dove nessuno diventa umano da solo: ci facciamo umani gli uni con gli altri, in una dichiarazione di ?dignità? che dobbiamo riconoscerci a vicenda. Una dignità umana che comporta?..
· In primo luogo l?inviolabilità della persona, il riconoscimento del fatto che non può essere utilizzata o sacrificata dagli altri come un semplice strumento per realizzare gli scopi della comunità.
· In secondo luogo, il riconoscimento dell?autonomia di ogni individuo per poter concepire progetti esistenziali e di eccellenza, senza altro limite che l?uguale diritto degli altri alla stessa autonomia.
· In terzo luogo, il riconoscimento del fatto che ciascun individuo deve essere trattato socialmente secondo il suo comportamento, il merito personale, e non secondo fattori casuali che non costituiscono parte essenziale della sua umanità: la razza, l?etnia, il sesso, la classe sociale, eccetera.
· Infine il bisogno di solidarietà con la disgrazia e la sofferenza degli altri, il mantenimento attivo di un rapporto di simpatia e di aiuto con il prossimo.
Non ci sono dubbi che negli ultimi millenni abbiamo fatto enormi progressi. Siamo riusciti a volare come gli uccelli, a nuotare sott’acqua come i pesci, andiamo sulla luna e mandiamo sonde su Marte. Ora siamo persino capaci di clonare la vita. Eppure, con tutto questo progresso non siamo in pace né con noi stessi né col mondo attorno? Anzi, non siamo stati mai tanto poveri e soli, da quando siamo diventati così ricchi. Prendiamoci quindi per mano, costruiamo insieme il futuro, voi donne continuate a farvi avanti: è interesse di tutti.
Per millenni il mondo è stato visto con occhi maschili, bisognerà vederlo con “occhi di donna” per poi sperare di riuscire finalmente ad avere uno sguardo armonioso, reale, denso di futuro.
Seguici