“Il percorso dell’8 marzo si snoda in oltre un secolo di storia che ha visto nascere movimenti politici, guerre, ideologie, ricostruzioni. Un cammino lungo e complesso per le donne di tanti paesi, con tanti sistemi di governo, più volte interrotto, ma che con grande tenacia hanno sempre ripreso con l’obiettivo dell’emancipazione e della liberazione delle donne. Finché persisteranno disparità tra uomini e donne, onorare questa giornata rimarrà di scottante attualità: per riflettere sulla condizione femminile e per organizzare lotte per migliorare le condizioni di vita delle donne. Prendendo spunto dalle celebrazioni dell’8 marzo, giornata mondiale delle donne ufficializzata dalle Nazioni Unite nel 1977 come giornata celebrativa per i diritti delle donne, tentiamo di fare il punto sulla situazione femminile nel mondo del lavoro.
Il principio della parità salariale è iscritto nella Costituzione federale dal 1981 e la legge federale sulla parità dei sessi (LPar) è entrata in vigore il 1° luglio 1996. Differenze salariali tra uomini e donne persistono. Ricerche dimostrano che le donne generalmente guadagnano il 15-20 % in meno degli uomini. Per ovviare a questa situazione, i sindacati hanno riproposto l’aumento dei salari minimi nelle negoziazioni dei contratti collettivi di lavoro e hanno potuto ottenere l’adeguamento dei salari. Nonostante ciò, nel nostro paese sono molte le lavoratrici non organizzate sindacalmente e i cui salari non raggiungono cifre che permettano una vita dignitosa. In Svizzera sono oltre 300’000 le persone che vivono sotto la soglia della povertà. La maggioranza di queste persone sono donne. Per il 2007, il Syna ha deciso di rafforzare le negoziazioni per gli aumenti salariali nelle branche professionali che offrono dei salari precari o in cui non risultano alcuni salari minimi.
Oltre alle disparità salariali, le donne subiscono anche altre forme di discriminazione: non hanno lo stesso accesso ad impieghi di responsabilità, sono sottoposte a contratti di lavoro precari (lavoro a tempo parziale, lavoro a chiamata). La metà delle lavoratrici esercita un’attività a tempo parziale (57%), mentre ne è colpito solamente l’11% degli uomini. Il lavoro a tempo parziale è dunque una caratteristica della vita professionale femminile. Questa tipologia lavorativa è spesso sinonimo di condizioni di lavoro precarie, insufficiente copertura in materia di assicurazioni sociali, ostacolo ad una formazione continua e alla realizzazione di una vera e propria carriera professionale. Fino a che il lavoro a tempo parziale sarà soprattutto relegato al dominio femminile, non ci potrà essere parità nella divisione dei compiti educativi e domestici. Il lavoro a tempo parziale permette in ogni modo sia alle donne che agli uomini di assumersi ulteriori compiti, di consacrare del tempo ai figli, di prestare assistenza a terzi o di adempiere ai lavori casalinghi.
Perl’adispo la giornata simbolica dell’8 marzo è occasione d’incontro di tutte le donne. Ed è momento di riflessione per identificare le ineguaglianze subite sul lavoro e nella vita quotidiana. Aumentare la solidarietà tra le donne è fondamentale per sviluppare il principio dell’eguaglianza trai sessi. Oltre l’8 marzo, noi donne dobbiamo far tesoro della nostra esperienza e pensare alle tante donne che ancora oggi cercano condizioni di lavoro migliori. Dobbiamo metterci al loro servizio, tendere loro la nostra mano, per aiutarle a percorrere il cammino che noi percorriamo, e che tutte le donne prima di noi hanno percorso, sviluppando solidarietà, partecipazione e vicinanza”.
Dr. Angela M. Carlucci
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