Berna, 25 novembre 2012: Gandhi dice che «la non violenza è la più grande forza a disposizione del genere umano», e tutte e tutti ne siamo virtualmente convinti!
Se poi ci comunica che «dobbiamo fare della verità e della non-violenza non materia di pratica individuale, ma soprattutto una pratica di gruppo, di comunità, di Nazione», allora non mi stupisce che l’Italia, nazione notoriamente culla e modello della Cultura e dei valori umani, non possa contare attualmente e concretamente su un futuro civile.
Si sta profilando infatti, sulla scia dell’ultimo ventennio, un crescendo inarrestabile e corresponsabile, a tutti i livelli della società italiana, della violenza manifesta nei confronti della donna (in Italia da anni, centinaia di donne/anno uccise per uxoricidio, femminicidio – ma perchè?) e di quella meno apparente per la quale si aggredisce l’altro versante più debole della nostra società, i bambini ed i giovani, prevaricando loro ogni possibilità di formazione scolastica, accademica e professionale degna di una nazione come l’Italia!
Sembra che l’Italia dei padri fondatori della Repubblica sia diventata una Nazione con un programma violentemente autolesionista o autodistruttiivo: la Cultura di cui è depositaria con responsabilità planetaria viene coscientemente svalutata, trascurata in tutte le sue forme e semmai venduta ad altri, mentre ai suoi figli viene tolta quotidianamente e con violenze sia occulte che palesi, la possibilità di un avvenire civile e progressista.
Femminicidio e «culturicidio»? Questo binomio mi da l’impressione di un vincolo fortemente interdipendente destinato ad una dinamica esponenziale: agghiacciante!
Dr.med. Anna Rüdeberg Pompei
Vicepresidente ADISPO
Consigliere CGIE per la Svizzera
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