Si stima che circa 133 milioni di donne abbiano subito una qualche forma di mutilazione genitale, mentre oltre 700 milioni si sono sposate da bambine, di cui 250 milioni prima di compiere 15 anni.
Cosa prevede la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne
Il 25 novembre si celebra la Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne istituita dalle Nazioni Unite. La data scelta ricorda il 25 novembre 1960, giorno in cui tre attiviste politiche della Repubblica Dominicana, le sorelle Mirabal, vennero violentate e uccise da uomini dell’esercito dominicano durante la dittatura di Rafael Trujillo.
“Ognuno ha la responsabilità di prevenire e porre fine alla violenza contro le donne e le ragazze, iniziando a cambiare la cultura della discriminazione”, ha dichiarato il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon.
L’educazione
Ancora una volta, assume un ruolo centrale nella lotta a questa piaga sociale. È necessario insegnare ai bambini il rispetto per le donne (ancora meglio per tutte le creature viventi) e formare le ragazze affinché possano diventare dei modelli all’interno delle rispettive comunità.
“Modelli femminili forti e intraprendenti sono molto importanti nell’eliminazione della violenza perpetrata contro le donne”, ha affermato Michelle Bachelet, vice segretario generale e direttore esecutivo di Un Women, l’ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere.
Tra questi possiamo sicuramente annoverare Malala Yousafzai, diciottenne pakistana premio Nobel per la Pace 2014 per gli sforzi contro l’oppressione di giovani e bambini e in favore del loro diritto all’istruzione.
Yousafzai, sopravvissuta dopo che un gruppo di talebani le sparò un colpo alla testa nel 2012 mentre stava salendo a bordo di uno scuolabus, è la dimostrazione di come sia possibile migliorare la condizione delle bambine, in Pakistan come nel resto del mondo. “Con le armi si possono uccidere i terroristi, con l’educazione si può uccidere il terrorismo”, ha detto.
Un altro esempio di donne che si oppongono alla violenza, anzi all’attuale raffigurazione del terrore, sono le donne curde siriane che combattono contro l’Isis e contro il regime di Assad per proteggere l’autonomia del Kurdistan.
“Prima di Kobane la gente non credeva nelle donne – ha detto Pervin Agri, 20 anni, membro dell’Unità femminile di protezione di Kobane. – Pensavano che fossimo inutili nella guerra contro Isis. Invece vincendo abbiamo dimostrato che non è così. Le donne lottano e proteggono. Le donne daranno vita ad una nuova generazione a Rojava”.
Il colore arancione
Un Women promuove l’iniziativa “Orange the world” invitando ad indossare capi di colore arancione nei 16 giorni, dal 25 novembre al 10 dicembre, di attivismo che seguono questa giornata. Il colore arancione è stato eletto simbolo di un futuro in cui le donne non dovranno più temere violenze nella propria casa, quando passeggiano per strada o navigano su Internet.
Le Nazioni Unite invitano i paesi a colorare di arancione quartieri, strade, negozi e aziende e i cittadini a condividere foto, messaggi e video “arancioni” sui social network, utilizzando l’hashtag #orangetheworld.
fonte: lifegate.it
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