11 dicembre 2012 – I paesi Ocse hanno fatto molti passi in avanti negli ultimi dieci anni per aiutare l’ingresso degli immigrati nella società. Inclusione lavorativa delle donne e integrazione per le seconde generazioni sono le priorità per le politiche dei Paesi Ocse in materia di immigrazione. Secondo il Rapporto immigrazione dell’Ocse in dieci anni gli immigrati sono aumentati del 25%.
Inserimento lavorativo soprattutto per le donne e integrazione delle seconde generazione. Sono queste, secondo il Rapporto Ocse sull’immigrazione, le priorità per le politiche dei Paesi dell’Ocse. Il Rapporto, che ha messo a confronto i processi d’integrazione degli immigrati e come i Paesi dell’Ocse negli ultimi 10 anni hanno affrontando la questione, indica che nel 2010 nei Paesi Ocse gli immigrati rappresentano quasi una persona su dieci, in aumento di un quarto dal 2000.
La quota di immigrati in Spagna è invece triplicata tra il 2000 e il 2010, e più che raddoppiata in Islanda e Irlanda. Soltanto alcuni Paesi non hanno visto un forte incremento, come la Francia, la Germania, i Paesi Bassi e gli Stati Uniti. Molti Paesi hanno attirato immigrati altamente qualificati, un obiettivo fondamentale della loro politica di immigrazione.
Più esposizione alla lingua del paese ospitante, è la chiave per un’ottimale integrazione.
Australia, Canada, Danimarca, Germania, Paesi Bassi e il Regno Unito hanno tutti visto un forte aumento della percentuale di istruzione universitaria dei laureati tra gli immigrati. Ma i paesi dell’Europa meridionale e l’Irlanda hanno subito un forte calo della quota di persone di cultura elevata tra i nuovi soggetti. Il rapporto rivela anche differenze all’interno dei paesi sui risultati scolastici dei bambini immigrati.
Gli studenti tra i 11 ei 16 anni hanno prestazioni peggiori rispetto a quelli che arrivano prima dei 6 anni, secondo recenti test di lettura PISA. In Belgio, Repubblica Ceca, Germania, Islanda, Israele e Svezia, la differenza tra l’arrivo in ritardo e precoce è particolarmente elevato, pari a circa un anno e mezzo di scuola. Al contrario, c’è poca differenza in Austria, Lussemburgo, Svizzera e Regno Unito.
Molti figli di immigrati si trovano ai margini del mercato del lavoro e sono sovra rappresentati, in particolare in Spagna, Belgio, Austria e Francia. I livelli di istruzione superiore hanno contribuito a promuovere l’occupazione tra gli immigrati.
I tassi di occupazione sono aumentati in quasi tutti i Paesi negli ultimi dieci anni raggiungendo una media di circa il 65%. In Germania, il tasso di occupazione degli immigrati sono aumentati dal 57% del 2000 al 64% nel 2010, e dal 62% nel Regno Unito, a poco più del 66%. Gli incrementi sono stati particolarmente accentuati tra le donne immigrate. Tuttavia le lacune nei confronti delle donne nate nel Paese rimangono grandi in molti Paesi europei dell’Ocse, in particolare in Svezia, Belgio e Paesi Bassi. Solo nei Paesi colpiti dalla crisi si registrano tassi di lavoro inferiori tra gli immigrati: negli Stati Uniti, dal 70% al 67% e in Spagna dal 62% al 57%.
Dr. Angela M. Carlucci
Presidente Adispo
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