Se è vero che le donne in genere, anche quelle in emigrazione, hanno da anni aperto delle prospettive nelle quali è evidente che esse traghettano, indipendentemente dal paese di residenza e da quello di partenza, un valore che ha valenza mondiale: quello di una divulgazione di maggiore ricchezza culturale. Se tutto ciò è vero, come mai le donne continuano ad essere sulla cresta di ogni onda mediatica – non come fonte di forza culturale – ma come oggetto di spregio intellettuale, di sberleffi inqualificabili mediatici? Neanche la RAI ammiraglia mediatica italiana e di recente dirigenza al femminile, riesce a rompere le catene di una schiavitù infame e infamante, sdoganando imperturbabilmente insulti mediatici. Sono giornalisti a corto di idee e sconsolati dalla perdita della pagnotta assicurata fino al novembre 2011? Diciamo che, semmai, la situazione è ancora peggiorata nel giorno dopo del «Se non ora quando»!
Sulle donne, cambiate copione
Sono gli ultimi rigurgiti o si tratta di quella paura serpeggiante che mette il panico nell’assetto giornalistico e della massa maschile? In America latina gli uomini non sanno più cosa pensare e sono turbati con cotante Capi di stato e presidenti di Partito: tutte donne! Terrificante! Mai hanno pensato che alcuni Capi di stato sono, sono stati veramente terrificanti… a Zurigo nasce il movimento per la salvaguardia del forza virile (comunità d’interesse anti-femminista), Angela Merkel viene beffeggiata sui vari network sociali vestita da Belén Rodriguez del Festival, la RAI diretta da Lorenza Lei da il lasciapassare, nulla ostando le trasparenze di farfalle e farfalline a Sanremo, nonostante l’appello e l’indignazione da parte dell’Associazione Pulitzer e da numerose associazioni, tra cui anche l’Adispo, per un «risarcimento d’immagine».
Di questi tempi continuano ad emergere sempre più iniziative che recano seri danni all’immagine femminile. Amica Chips con il suo concorso di bellezza chiamato «Miss Patata» riduce le donne ad organi genitali, vestendole solo di sacchetti di plastica. Possibile che le poche opportunità lavorative per le donne siano solo quelle di mostrare un corpo? Questo tipo di manifestazioni sono lesive già in quanto tali, ma quando vengono realizzate in un Paese già in crisi e privo di opportunità lavorative per le donne – lo svilimento è doppio!
Lavoro: Sgravi fiscali per le donne e il Sud
È quanto ha promesso il ministro del Welfare, Elsa Fornero che, intervenendo al Consiglio Affari sociali dell’Unione europea a Bruxelles la settimana scorsa. Il ministro ha sottolineato l’importanza del superamento dell’eterno dualismo italiano Nord-Sud e della tutela della figura femminile nel lavoro. Le donne nella crisi sono occupate meno che in Grecia. Una donna giovane su quattro ha un lavoro al Sud, dove oltre mezzo milione di donne sfuggirebbe alle statistiche ufficiali dell’occupazione, portando così il tasso reale di disoccupazione nel 2010 al 30,6%, secondo il rapporto Svimez. Oltre un milione di donne si troverebbe in una condizione nascosta e non ufficializzata. Il tasso di disoccupazione ufficiale del 15,4%, infatti, non tiene in considerazione – secondo il dossier – le donne che non risultano né tra gli occupati né tra i disoccupati, ma che ogni giorno si barcamenano tra ricerche saltuarie e sommerso.
Inoltre, le poche assunte hanno uno stipendio inferiore di oltre il 30% rispetto a un uomo del Centro-Nord. Dal rapporto emerge un quadro davvero allarmante, nel quale il tasso di occupazione femminile raggiunge appena il 30,4% rispetto al 54,8% del Centro-Nord. Un divario dal resto d’Europa di quasi trenta punti (la media europea nel 2010 è 58,2%).
Dalla recente la rivelazione del rapporto Svimez dell`ingiustizia che costringe in Italia 1.000.000 di donne nel Centro-Sud, meno al Nord, a non avere alcun tipo di identità lavorativa quando nella nostra costituzione si recita che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro (!), ci si può chiedere che forse la Costituzione era stata scritta da chi a scuola aveva imparato che «il lavoro nobilita l’uomo».
Le donne, infatti, non contano. Ma per quanto tempo ancora?
Dr. phil. Angela M. Carlucci
Presidente ADISPO
Dr. med. Anna Rüdeberg Pompei
Vicepresidente ADISPO
Consigliere CGIE per la Svizzera
L’Associazione per le Pari Opportunità (ADISPO) è indipendente, apartitica, aconfessionale e svolge la sua attività senza fini di lucro. L’attività dell’Associazione è diretta a garantire l’affermazione, il riconoscimento e la promozione sociale, culturale ed economica delle Donne italiane in Svizzera, secondo il principio delle Pari Opportunità tra uomo e donna. www.adispo.ch
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